Mescolando arte tessile e pittorica, artigianato e scultura, le sue opere dallo scintillio ipnotico (esposte permanentemente nei musei più prestigiosi del mondo) sono intessute in pelle, oro e argento, e raccontano storie uniche e oniriche, intime e universali, riflesso della sua storia e di quella del suo paese, la Colombia, leggendario Eldorado e crocevia di civiltà. Figura emblematica dell’arte astratta sudamericana, Olga De Amaral vive ora a Bogotà, la sua città natale, dopo aver studiato e insegnato negli Stati Uniti. Per reinterpretare la leggendaria Lady Dior, De Amaral ha scelto il suo materiale preferito, l’oro, perfetto per riflettere la luce. Questo metallo prezioso è il filo conduttore di tre modelli che l’artista ha immaginato come frammenti e prolungamenti ideali delle sue affascinanti installazioni. Ecco quindi che dei quadratini di tela di cotone e lino ricamati sono delicatamente ricoperti di foglie d’oro 24 carati, tutte applicate a mano su due Lady Dior di misura media. Un ricamo di tubicini impreziosisce le versioni mini (in argento una, in oro l’altra), entrambe realizzate in pelle di vitello palmellata. Sempre in oro, le decorazioni delle borse come pure i Charmsono tutti lavorati e martellati a mano, in omaggio alla poesia dell’artigianato. La fodera in tessuto blu è serigrafata con una rosa d’oro, sbocciata direttamente dall’immaginario dell’artista, che ne coltivava il ricordo nel suo giardino segreto. La rosa, regina dei fiori, era la prediletta anche di Christian Dior, grande amante della natura.

Apfelbaum concepisce le proprie installazioni immersive dialogando con gli spazi in cui espone e mescolando diverse discipline, senza mai limitarsi a una sola. Pittura, scultura, ceramica oppure opere tessili: tutte le sue creazioni sono esperienze da vivere e da percepire, affascinanti per la loro complessità e spesso scandite da una varietà di colori. L’artista americana Polly Apfelbaum ha declinato i motivi e i tourbillon grafici delle sue opere dagli effetti ottici ipnotici su entrambe le sue rivisitazioni della Lady Dior. La versione media, in agnello intarsiato multicolore, è ornata di disegni dipinti a mano. I Charm in metallo includono una rosa dei venti, raffigurata anche sulla borsa e una delle immagini preferite da Christian Dior, che trascorse la sua infanzia a Granville, in una casa affacciata sull’oceano chiamata Les Rhumbs, dal nome delle trentadue suddivisioni della rosa dei venti, simbolo della navigazione. Un invito all’evasione offerto anche dalla versione mini di questa Lady Dior, su cui sboccia la stessa rosa viaggiatrice, allegramente variopinta in un delicato ricamo di cotone e seta.

La cultura, la sua trasmissione, la sua identità, le sue decorazioni artigianali: questo è il cuore del suo lavoro. Burçak Bingöl si (ri)tuffa costantemente nelle radici della storia e del savoir-faire del suo paese di origine per nutrire la sua arte intessuta di questi steli essenziali, in quanto fondatori e universali. Gli elementi decorativi tipici della Turchia e ancor più quelli dei monumenti della sua antica capitale, Istanbul, costellano, a mo’ di punteggiatura primordiale, le sue installazioni, che talvolta acquistano la forma di telecamere di sorveglianza o di tappezzerie coordinate con abiti femminili. Anche la pelle di vitello verniciata color marron glacé delle sue due Lady Dior (una mini e una media) è ricamata con il lessico floreale delle ceramiche di İznik del XVI secolo, decorazioni tipiche della maiolica turca, qui rivisitate in versione fluorescente effetto tufting. Il blu e il bianco della terza handbag dell’artista, in versione mini, riprende i colori tradizionali dei motivi ottomani, a loro volta ispirati alle porcellane che giungevano dalla Cina attraverso la via della seta. Un patrimonio unico dalle molteplici influenze. Questa borsa rivisita le preziose creazioni artigianali che hanno attraversato i secoli attraverso l’uso di materiali straordinari, come la finta pelliccia di seta bianca, ricamata a mano con fiori in foglia di alluminio e acrilico blu, o ancora il plexiglas dei Charm e dei manici, ravvivati da accessori in argento, in pendant con la fodera in agnello, anch’essa color argento.

Ispirandosi all’essere umano in generale, ai suoi ideali, alla sua evoluzione e soprattutto alla marginalizzazione e all’oppressione delle minoranze, all’autorità patriarcale e alle ideologie su cui poggiano gli archetipi totalitari, Lee Bul denuncia questi tabù e atavismi culturali immaginando installazioni monumentali, sculture sospese, meccanismi futuristici, disegni, video e performance estremamente forti… Un’opera densa, intensa, impegnata, politica, riconosciuta a livello mondiale. Per la sua reinterpretazione della Lady Dior, l’artista sudcoreana ha immaginato tre modelli, che associano diversi elementi inattesi come, per una delle due borse di misura media, un autentico estratto di roccia, lavorata con una tecnica ad alta frequenza e ornata di Charm in pietra e acciaio anticato. La natura da minerale si fa vegetale, e compare su due altri modelli, sotto forma di muschio verde ricamato a mano con fili di seta, per la versione media, o satin e organza ricamati con perline e tubicini in vetro per la versione mini. Veri e propri condensati di haute couture, savoir-faire e materiali pregiati, come il velluto delle fodere dai colori profondi e vivaci, porpora o rosa shocking.

Invitata a esporre nei musei più prestigiosi del mondo, come il Louvre, e legata alle antiche tradizioni artigianali, che per lei appartengono sì alla storia della moda, ma anche alla storia dell’arte, per reinterpretare la Lady Dior Isabelle Cornaro ha scelto la tecnica del ricamo. La versione small presenta quindi un accumulo di catene preziose, Charm e ornamenti simbolici, in oro e argento anticato, interamente ricamati su un velluto di seta, e ispirati ai codici della Maison. Troviamo quindi un otto (il numero fortunato di Christian Dior, che ha creato la sua casa di moda l’8 ottobre, nell’8° arrondissement di Parigi), un quadrifoglio (uno dei preziosi portafortuna che lo stilista-fondatore teneva sempre in tasca), le lettere "Dior" racchiuse in una mano (la mano del destino, connubio di caso e volontà che tanto affascinava Christian Dior) e una corona (quella dei re e delle regine dell’eleganza che il couturier vestì e frequentò). Per il modello di misura media, l’artista ha appositamente inventato e sviluppato un nuovo materiale ricco di mistero: una pelle tecnica nera opaca, dall’aspetto simile al caucciù ed estremamente liscia al tatto, straordinariamente lussuosa. Una creazione che rappresenta un dialogo intimo con una delle più spettacolari opere dell’artista: una serie di calchi in elastomero nero. Le catene sono qui orizzontali e come scolpite, stampate a fior di pelle, simili a bassorilievi.

L’insolito, l’inesplicato, l’enigmatico, il mondo dei sogni: queste le fonti d’ispirazione di Haruka Kojin, appartenente al collettivo ME*. Questa artista giapponese, nata a Hiroshima nel 1983, vede la Lady Dior come uno “spazio” da indossare, uno spazio infinito offerto alla sua immaginazione e alla sua inesauribile curiosità. Kojin si è ispirata a un viaggio notturno in pullman, accompagnato dalla visione di un paesaggio che cambia con la velocità e il movimento. Riallacciando il filo delle sue riflessioni e delle sue opere ipnotiche sul concetto di lenti a contatto, entrambe le sue Lady Dior racchiudono questo interesse per la sensazione, la percezione e le loro innumerevoli variazioni: tutto è solo una questione di sguardo, e oggi più che mai l’arte si fa latrice di questa verità circondata dall’aura eterna di un insondabile mistero. La versione media della sua Lady Dior, in agnello metallizzato color argento, è quindi ricamata con una miriade di lenti trasparenti, cui fanno pendant i Charm in metallo color oro e argento. Dorata come la sua fodera, la seconda Lady Dior, uguale alla prima ma in versione mini, fa risaltare ancora di più, per contrasto, le lenti trasparenti, che scintillano come specchi magici. Un omaggio unico e prezioso alle spettacolari e oniriche installazioni sospese dell’artista, intitolate “Contact Lens”.
* “l’occhio”, in giapponese.

La sua ispirazione principale è la luce, con i suoi movimenti e i suoi raggi. Tra le sue muse fondamentali troviamo la natura, l’acqua e l’aria. Ai suoi occhi, l’uso della luce e dello spazio, in epoche e culture diverse, rivela i desideri, i bisogni, lo stato d’animo dell’individuo. Per questa collaborazione con Dior, l’artista cinese Li Shurui celebra ciò “che può nascere solo dalla mano dell’uomo e del tempo”, questa nobiltà del savoir-faire tipica dell’artigianato, della pittura e del tempo impiegato per realizzare queste creazioni uniche. Il suo lavoro potrebbe quindi riflettere le relazioni contrastate tra questo tempo a parte e quello del flusso digitale della società post-industriale. “Dior ha avuto un’influenza straordinaria durante il secolo scorso, ridefinendo, o definendo, l’essenza stessa dell’estetica femminile in una cultura globalizzata”, afferma Li Shurui. “Per me, la Lady Dior è un condensato delle espressioni di tutte le epoche e le stagioni che egli ha attraversato”. La sua Lady Dior assume quindi l’aspetto di un ologramma ipnotico. Questo motivo olografico è stampato sul tessuto spalmato in rilievo. Le lettere che compongono il nome “Dior” risplendono, in metallo color oro, e si mescolano con un charm ovale (come un piccolo astro, simbolo celeste che, come di consueto, impreziosisce le opere magnetiche dell’artista) sfumato di blu, in omaggio a uno dei colori emblematici della Maison. Li Shurui / Cina borsa “Lady Dior” in tessuto spalmato in rilievo con stampa effetto ologramma.

Audaci e rigogliose, le creazioni di Mickalene Thomas, pittrice, scultrice, fotografa e regista americana, presentano scatti e film attraverso installazioni, in un groviglio di universi e una riflessione sulla donna e sulla rappresentazione della femminilità. Tanto prolifica quanto impossibile da classificare, Thomas immagina opere dall’effervescenza esplosiva di colori e idee, che mescolano visi e paesaggi, corpi e arredi, e che reinterpretano, in un linguaggio intessuto di collage, le icone e i riferimenti della storia dell’arte come quelli della cultura popolare. Fedele riflesso delle sue creazioni, anche la sua Lady Dior, di misura media, rappresenta un collage astratto, un patchwork multicolore di perline, fili e organza. La bigiotteria in metallo color rutenio è impreziosita da cristalli neri incastonati. Un paesaggio immaginario ipnotizzante, concepito come un quadro o una foto dell’artista, trasposto con virtuosismo nell’universo, nei codici e nei materiali della haute couture.

La pittura è la sua passione da sempre, ma ci sono altri campi in cui esprime la sua vena artistica, come la scultura o i video. Janaina Tschäpe, nata a Monaco nel 1973, crea da vent’anni opere che uniscono varie discipline (come il disegno e la fotografia) e che si ispirano ai temi dell’acqua e dei vegetali, dei miti e dei misteri che circondano gli esseri acquatici. D’altronde, è la sua passione per il corallo che l’ha guidata nella sua reinterpretazione della Lady Dior. Tschäpe l’ha immaginata come il frammento di un paesaggio mentale, una fuga nelle profondità oceaniche, un viaggio immaginario e commovente, incarnato da una creatura degli abissi, luminosa, organica, fantastica, ma allo stesso tempo viva. In pelle di vitello liscia verde, ricamata con tele di cotone multicolori, le decorazioni in metallo color argento anticato e i Charm dalle sfumature verdi si abbinano alla fodera in satin color rosa tenue, in omaggio a quello che era uno dei colori preferiti di Christian Dior, che vedeva nel rosa “il più delicato tra i colori, quello della gioia e della femminilità”.

Morgane Tschiember immagina le sue opere a partire dal cemento, dai mattoni. Un insolito vocabolario di materiali, quello dei laboratori di saldatura o dei cantieri navali con cui collabora. Scultrice, pittrice, fotografa e videasta, quest’artista francese ama intrecciare e confondere i contorni dei territori, sia artistici sia geografici. Per questo, ha reinterpretato la Lady Dior attingendo alla cultura giapponese, che ha già nutrito molti dei suoi lavori e che tanto affascinava Christian Dior. La sua shibari bag, declinata in due modelli, richiama un’arte antica inventata dai samurai. La corda, in metallo per la mini Lady Dior e in cotone per la versione media, lega e decora la borsa in agnello (rosa cipria la media e nera la mini), ed è completata da accessori in rutenio e oro ramato. La fodera si illumina di un rosso fuoco incandescente, quello stesso rosso che incarna, dalla nascita del New Look, il colore Dior per eccellenza, “il colore della vita”, scriveva lo stilista-fondatore a proposito del suo colore preferito. Estremamente legata al senso e alla forza del linguaggio, l’artista ha nascosto delle parole segrete all’interno dei manici, che si intravedono muovendo la borsa: “in contact while closed” e “separate while open”.

Pae White vive e lavora a Los Angeles. Le sue opere evanescenti paiono affrancarsi dalle leggi della gravità, alla stregua di fughe cangianti. Onirico e organico, il suo lavoro evoca stormi di uccelli multicolori, piogge di petali floreali o lampadari composti da una miriade di lecca-lecca. Le sue installazioni, alcune composte da enormi lettere di lana variopinta, invitano il visitatore a smarrirsi in una foresta immaginaria. La sua Lady Dior in pelle di vitello dicroica metallizzata è impreziosita da una bigiotteria color arancio dorato. L’iridescenza del materiale ultra cangiante contrasta con la fodera piqué in velluto nero che, contrapposta all’esterno brillante, crea un effetto misterioso, immaginato dall’artista come una metafora poetica degli abissi. L’interno della borsa cela portafortuna e racconti, come una luna annunciatrice di buona sorte e alla stregua della reinterpretazione della favola ottocentesca “Il ragno e la mosca”, che narra di una mosca ingenua catturata da un ragno astuto grazie a un gioco di seduzione e lusinghe.